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CCXLVIII

Al medesimo - Urbino


Si congratula con l’araico della carica avuta di segretario del duca di Urbino; ricorda il Baldi, il Guarini, il Bembo e il Tasso, e parla della Filli di Sciro del Bonarelli.

Dagli avvisi de’ menanti di Roma e dalle lettere di molti amici intendo che ’1 serenissimo signor duca d’ Urbino di proprio moto abbia chiamata al carico di suo segretario la persona di V. S. con buona prò visione, e che però Ella serve a S. A. con intiera sodisfazione di cotesto litteratissimo prencipe, in ogni tempo protettore e stimatore degl’ingegni piti grandi, ed insieme all’ illustrissimo Gessi, ch’è prelato di quei maneggi e di quel valore che sa la corte romana e tanti pontefici che l’hanno in carichi nobilissimi e principalissimi esercitato. Io me ne rallegro seco, non meno come desideroso sempre d’ogni sua fortuna che come particolar osservatore del suo gran merito. Ma non posso capire come possa V. S. in un medesimo tempo servir all’uno ed all’altro, in modo ch’Ella duri nel cumulo dell’occupazioni che daranno coteste due segreterie, e che i suoi patroni debbano restar serviti da un solo. Presuppongo bene che avrá degli aiutanti e che l’aprirsi a lei un largo campo di mostrare al mondo il suo valore è cosa assai conforme alle sue virtú; pure desidero aver piú distinto ragguaglio di ciò che passa, ed intanto mi rallegro seco che magni a due ganasse, senza sospetto di biasimo ma con sua propria loda e riputazione. Nelle comedie e nelle tragedie sono alcuni istrioni che fanno eccellentemente la parte del capo di casa e del servo, del re e del consegliere. Che Proteo si trasformasse in varie sembianze è veritá infallibile de’ poeti ; che Giano avesse due facce è pur cosa notoria: onde, se tutti questi, o dèi od uomini che si Risserò, meritarono applauso e commendazione, perché non dovrá V. S. meritar grandissime lodi, mentre esercita con eccellenza la segreteria del piú stimato principe dell’etá nostra e del piú celebre e glorioso ministro che abbia Nostro Signore?