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Vorrei mandar qualche cosetta al nostro signor cardinale Scaglia, ma non so se per mare sia meglio che per via del procaccio. V. S. me ne avisi. E le bacio le mani.

Napoli [estate o autunno 1624].

CCXXXVI

Al medesimo


Si lagna della posta, dá istruzione per l’invio d’un disegno del Barbazza, chiede conto di alcuni sonetti e non sa come mandare alcune leccornie al Cardinal Scaglia.

Io non so come diavolo si possano perdere le lettere di qua a Roma. Risposi subito per lo seguente procaccio al signor cavalier Barbazza, e mi maraviglio che non abbia ricevuta la risposta. Perciò, se userá diligenza, credo che la troverá, e forse potrebbe essere alla staffetta.

Gli scrissi che consegnasse il disegno al procaccio, involgendolo dentro un cannoncino di latta accioché non si guastasse. Ora V. S. potrá dirgli l’istesso, e se il signor Sementa vorrá accompagnarlo con alcun altro de’ suoi, si come mi promise, mi fará doppio favore.

Son curioso di sapere che sorte di sonetti son questi che vanno in volta, e se vanno sotto nome mio, opure son fatti contro di me overo contro qualche prencipe. Queste son delle solite, e Iddio mi dia pazienza.

Io non mando le scatole al nostro signor Cardinal di Cremona, perché non so che farmi. Se le mando per via del procaccio, le vasella si spargeranno, essendo cose liquide. Per mare V. S. mi dice che vi ha delle difficoltá per cagione de’ sospetti della peste. Vedrò di risolverla al meglio che si potrá, giaché sono del tutto acconce.

V. S. mi risaluti caramente monsignore Querenghi, i signori Aleandri, Preti e gli altri amici, e dica al signor Salviani ch’aspetto sua risposta. E le bacio mille volte le mani.

Di Napoli [autunno 1624].