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CCXXXII

Al signor Antonio Bruni - Roma


Si duole che egli si sia alleato col Preti nella polemica contro il Di Somma.

Con mia estrema e particolar maraviglia intendo dalle lettere d’un amico di Roma che V. S., invece di difendere l’opinione del signor Agazio contro gli schiamazzi del signor Preti, e in publica accademia ed in privato congresso si dimostrava sostenitor del contrario; e se bene la candidezza dell’animo suo e la stretta amicizia che passa fra noi mi persuadeno il contrario, non è però ch’io non viva con martello di questa strana metamorfosi fintanto che da lei non ne sarò chiarito.

Si ricorderá che in’ ha piu volte in presenza di molti anche detto stimar egualmente l’incanto d’Ismeno nella Gerusalemme e quel di Falsirena nell’Adone; anzi poche settimane sono Ella medesima mi scrisse sentir altrettanto maggior il gusto dalla lettura del secondo che del primo, quanto che il secondo è piú copioso ed è sparso di colori piú vivi e spiritosi di poesia. Or come adunque affermar che tra parte e parte d’un poema con l’altro non si possa far parallelo e paragone? È cosi povero il mio poema dell ’Adone che non abbia cento e mille luoghi da paragonar con altrettanti della Gerusalemme ? Il discorso in lode della vita pastorale, che introduco in bocca di Clizio, non è simile a quell’altro del pastore che parla ad Erminia? È cosi gran bestemmia il dir che si possa comparar un membro all’altro, benché i poemi sieno fra loro diversissimi? Io non ebbi mai pensiero d’emular il Tasso in questo mio poema, ma nemmeno ho per Sproposito che un litterato amico voglia far parallelo tra scrittura e scrittura in quelle parti che fra loro o per il soggetto o per lo stile hanno simiglianza: perciò aspetto con ansietá grande risposta da V. S. intorno alla veritá del fatto, per poter anch’io risolvermi circa il publicar il mio parere in questa materia. Gracchino pure i pedantuzzi moderni, ch’io non ho in questo poema osservate le regole d ’Aristotele; cicalino i poetuzzi dozzinali ma