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parere, andiate tirando anche dalla vostra alcuni altri arm«_i c particolarmente il nostro signor Antonio Bruni, il quale per aderir alla vostra sentenza, non ricordevole piú dell’obligo che si dee all’amico, va pur nell’accademie e negli altri circoli difendendo conclusioni contro il detto signor Agazio? È azion questa degna di voi, mentre in publiche scritture ed in ogni altra occorrenza vi siete dimostrato mio parzialissimo, ed al presente, per far piú apparire le ragioni che andate usurpando della nostra parte, non solo vi dimostrate contrario a voi medesimo, ma seducete contro di me il signor Bruni, la cui penna è assolutamente una delle prime ch’oggidi scrivano in poesia, e pur poco fa era cosi pronta alla difesa delle mie opere come ora mi si presuppone contraria? Con l’altra staffetta vi scrissi con ogni confidenza e libertá il mio senso; ma il sentir poi che andiate ingrossando la vostra parte, togliendo a me i propri amici, mi dá opportuna materia di dolermene. Io, per dirvela, non curo punto ch’altri tenga opinione diversa alla mia, anzi quanto piú in questo modo s’apre la strada a conoscersi la veritá, tanto piú debbo aver cara la diversitá de’ pareri intorno alle mie cose. Ma ho ben dispiacere ch’altri cerchi d’armarmi contro i miei amici o parziali o indifferenti, infino con le stratagemme e manifatture; e di ciò aspramente mi querelo con voi e con coloro che voglion farmi giudice in causa dove tanta passione dimostrate.

Io amo le mie poesie in quel modo che amano i padri piú teneri i figli piú degni, conforme accennò Aristotile nel quinto dell’Etica: però chi cerca d’opporsi alla reputazion de’ miei componimenti mi tocca la pupilla degli occhi, ed io son obligato per legge di natura e per ogni altro rispetto alla difesa. È ben vero ch’essendo la questione litteraria entreranno in campo le ragioni e gli argomenti, e non vibrerò, come forsi altri crede, le saette d’ Apollo contro di voi e del signor Bruni, perché voglio corrispondere all’ offese, che da voi e da lui ricevo, con l’affetto e con la pazienza e con la speranza che ho di doversi l’uno e l’altro avveder dell’errore commesso. E Iddio vi guardi.

Di Napoli [estate 1624].