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.duole di aver perduta codesta benedetta pensione, per l’esazione della quale aveva dovuto tanto litigare. Di quest’ultima lettera conosciamo la data, conservataci dallo stesso S.: 15 agosto 1626: dunque la seconda, al piú tardi, può essere del medesimo anno 1626; il che obbliga a fissare la data della concessione della pensione, al piú tardi, al 1618 (otto anni prima) e quella della prima lettera al 1620 (due anni dopo la concessione). — Il ragionamento non fa una grinza: eppure, è totalmente sbagliato, e noi (bisogna pur confessare allegramente i propri errorf) abbiamo presa una solenne cantonata. Giacché, rileggendo ora con maggiore calma il testo delle lettere, ci accorgiamo che il «Nostro Signore», che concesse la pensione, per ristorare lo S. «in parte del danno... in non aver mai tirato la provision che gli fu promessa quando da principio entrò nel servizio del sig. N., per mezo della negoziazione di Sua Santitá istessa, ch’allora era cardinale», era ancora vivo quando lo S. si doleva dell’abolizione della pensione stessa (1626). Dunque non può essere né Paolo V, né Gregorio XV; si bene Urbano Vili. Ma allora, al piú presto, la pensione fu concessa alla fine del 1623: dunque la lett. xlvii è del 1625 e la lvi è del 1631. — Secondo ragionamento che filerebbe come un olio, senza quella benedetta lettera lvii, della quale, ripetiamo ancora una volta, lo S. stesso fissa la data al 1626, e che fu scritta quando la pensione era giá abolita. E si badi che non se ne può neanche supporre errata la data, e posticiparla al 1631 o 1632. In essa infatti lo S. si duole anche d’aver perduta, per la morte di Virginio Cesarmi, un’altra pensione che gli veniva corrisposta dal nobile letterato romano. Ora, che egli se ne dolesse due anni dopo la morte del suo mecenate (1624), è plausibile; ma che si ricordasse di fare le sue lagnanze ben otto anni dopo, ci sembra fuori d’ogni verisimiglianza. Dunque si tratta d’un laberinto senza via d’uscita, tranne che... Ma, anziché proporre un’altra ipotesi, che una terza lettura del testo potrebbe mostrare infondata, preferiamo lasciare la soluzione della questione all’acume del prudente lettore.

Circa le restanti lettere, non anteriore di certo al 1620 può essere la xlviii, datata da Roma. — Anteriore invece al 1624 (anno in cui mori, come abbiamo detto piú volte, il Cesarini) è la l. — Per la datazione della li siamo ricorsi all’ Ughelli, il quale (*) pone

(1) Italia sacra, ediz. di Venezia, 1717, I, 570.