Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/367

Tandem inter pateras et laevia poetila serpens libavitque dapes, rursusque innoxius imo successit tumulo et depasta altaria liquit.

Ma, secondo alcuni scrittori, è opera naturale, essendo solito alle volte nascere dalla spina del cadavero umano una biscia bruna. Il che toccò Pittagora presso Ovidio, nell’ultimo lib- rt delle Metamorfosi’.

Sunt qui, quutn clauso putrefacta est spina sepulcro,

mutari credant humanas angue medullas.

De’ romani si cava da Tacito e da Apuleio ch’essi il nono giorno della morte del defunto posavano similmente una vivanda sopra la tomba e, dopo alcuni lor atti religiosi, la mangiavano; la qual perciò chiamarono «cena novendiale», benché Nonio e Festo la dicano anco «silicernio». De’ cristiani afferma santo Agostino ch’anch’essi a tempo suo e della primitiva Chiesa portavano i cibi sopra i cimiteri de’ morti, il qual costume egli biasima come cosa che senta del gentilesco e del pagano. Ma a tempo di Dante (che può essere da trecentocinquanta anni fa) la vecchia superstizione di tal rito era tra i fedeli cresciuta assai piú, e massimamente in Italia. Perciocché il vulgo credeva che, quando un uomo era stato ucciso, se l’uccisore poteva in termine di nove giorni dopo l’omicidio mangiare una suppa sopra il sepolcro del sotterrato, era impossibile che i parenti ne potessero piú far vendetta; perché quell’anima, ricevendo tale opera come per offerta di sacrificio a sé fatto per cagione di seguito pentimento, totalmente si placava e facea diventar detta impossibiltá fatale affatto ed insuperabile. Di qui è ch’essi parenti, per pur potersi un di vendicare, costumavano di tener custodita la sepoltura in tutti quei nove giorni con guardie armate e con continova vigilanza. Dalla notizia dunque di questa lunghissima usanza de’ prefati tre secoli risulta felicemente l’intelligenza del luogo di Dante. Il senso del quale è che il vaso, cioè il carro da lui descrittosi a lungo ne’ capitoli antecedenti e figurato misticamente per la Chiesa cattolica (il qual carro era stato