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LXIX

Ad Antonio d’Adamo, a Matera


Discorre di vari affari domestici.

Di Roma, 6 ottobre 1631.

LXX

Al signor principe di Squillace, a Madrid


Si raccomanda per ottenere una pensione nel Regno di Napoli in premio del Mondo nuovo.

Due grazie V. E. m’ha fatte; ma, perché il cortese modo del farmele è ancor esso una grazia, elle mi diventano tre, e cosi mi compiscono il numero delle dèe antiche chiamate le tre Grazie. Le due sono una sua lettera ed un suo componimento spagnuolo in lode del mio Mondo nuovo, e la terza è l’aver V. E. comandato al signor don Diego Perez suo segretario (il qual dovea da Genova andar per acqua in Calabria) ch’egli passi a posta per Roma per consegnarmi essa lettera ed essa composizione, ed insieme visitarmi a nome di lei. Il che egli ha puntualmente eseguito, non senza qualche mio rossore e confusione, nata dal saper io la picciolezza del mio merito e la grandezza della persona di V. E.

Ho letta la lettera, piena di favori e d’offerte; ho letto il sonetto, pieno d’encomi e d’esaltazioni, ed ho udita la viva voce del detto segretario, piena dell’uno e dell’altro. Le quali tre dimostranze m’hanno rappresentato al vivo l’eccessiva umanitá di V. E.; ma la composizion poetica, perché esquisitissima, mi rappresenta di piú il suo supremo ingegno: onde, si come dalla triplice cortesia io rimango caricato d’obbligazione, cosi dall’eccellente ingegno resto oppresso di maraviglia. Conosco, e similmente me ne mortifico, essere st ,to quasi un peccato che si preziosa eloquenza si sia consumata intorno a si basso