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altro testimonio che la vostra conscienza medesima ed i nostri communi amici, presso a’ quali m’avete venti anni continovi predicato per vostro maestro, quantunque finalmente diciate ora per ira il contrario. Non posso a voi insegnare, perché voi da un tempo in qua pare ch’abbiate mutato natura. Passate il piú delle volte da’ termini disputativi a’ termini duellistici; ed io non costumo di venire a questione senza querela, ché questa è cosa o da disperato o da pazzo. Adunque, se volete risposta, non discorriate meco in si fatto modo, ma dite le vostri ragioni amichevolmente come conviene a letterato ed a civile; altrimenti da quella volta in lá io non vi risponderò. L’imparar da me non v’è vergogna, si perché io son di voi piú vecchio ed ho piú faticato, si anco perché l’avete (aito lungamente ed infino adesso; massimamente in consultar quel vostro libro di Rime che stampaste, nel quale per prova conoscete quanto notabilmente i miei avvertimenti vi ci abbiano giovato, avendone rimosso moltissimi sicilianismi.

Al secondo punto rispondo che, se voi avete a mente ciò che dell’arte poetica io ho piú volte con voi divisato, vi potete rammentare che tutta la poesia non è altro in ristretto che una lode della virtú ed un biasimo del vizio. Perciò ella viene a dividersi in due grossi parti: in encomio ed in satira. L’encomio commenda l’opere virtuose, e la satira danna le viziose. Chi vuol levar dalla poesia la satira, annulla la metá dell’arte. E questo vorreste far voi, mentre biasimate che si scrivano componimenti satirici, massimamente legittimi e non digeneranti in libello. Vero è però che operate tutto il contrario, se bene non ve n’accorgete; cioè confermate essa satira per ispezie buona e da concedersi. Ve lo provo. Il satirizare è il riprendere qualche cosa per mal fatta; voi riprendete per mal fatte le riprensioni satiriche: adunque satirizate. E perché appunto satirizate contra la satira istessa, venite ad essere il satirico de’ satirici e quasi l’arcisatirico.

A quello che poi dite, cioè che chi si pretende ingiuriato di parole da uno dovrebbe risentirsi non colla scrittura ma coll’armi, rispondo che anco in questo (e perdonatemi) v’abbagliate. La ragione è tale. Io credo ch’abbiate studiato il duello, mentre