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solo che Ella, che è ricca e senza famiglia, ha ragion d’uccellar da luogo sicuro i poveri uomini. Ma, se V. S. parla seriamente, le dico ch’io non so veder questo tal obbligo naturale ch’ElIa dice aversi ai figliuoli, ma ben ne veggo un altro in contrario. La cui prova da lei ch’è medico, e medico insigne, non mi dovrá esser negata né posta in controversia, mentre tutta s’appoggia all’arte sua medesima.

La natura è vero che, in quanto al suo universal rispetto ed astratto, riguarda principalmente alla conserva della spezie ed accessoriamente a quella dell’individuo. Ma vero è anco che, in quanto al rispetto particolare il quale infonde separatamente in ciascun di noi, fa tutto il contrario, cioè riguarda primariamente l’individuo e secondariamente la spezie. Il che ella fa non senza somma necessitá e somma prudenza, perché al mantenimento della spezie bisogna per forza quello dell’individuo, ma a quello dell’individuo non bisogna quello della spezie. Di qui avviene che essa natura ritien nel corpo la miglior sostanza del cibo per mantener la persona individuale e discaccia fuori gli escrementi superflui, cioè il seme, per generare i figliuoli, che son la spezie. L’istesso uso ella tien poi per alimentar la figliuolanza giá generata e nata, perché dentro al ventre materno lo fa col sangue mestruale e di fuori lo fa col latte, che tutti e due sono escrementi ancor essi, il che tanto è a dire quanto avanzágli.

Or questo, che costuma la natura verso i nostri figliuoli intorno al fargli nascere ed intorno al fargli crescere, dobbiamo costumare ancor noi verso i medesimi intorno al provedergli di robba per quando saremo morti, se non vogliamo pigliare esempio roverso ma regolar le cose morali colla norma delle fisiche. Percioché non siamo obligati, per lasciar ricchi loro, patir noi delle commoditá naturali e necessarie al sostentamento della vita; ma dovemo usar le nostre facoltá sofficientemente, e quel che poi avanza lasciare a loro, se pur n’avanza: ché non è cosa da buon sagrestano spogliar l’altar grande per vestire i piccioli. Ed «uso sofficiente» chiamo io quando noi non facciamo né di piú né di meno di quel che s’acconviene allo stato nostro ed alla nostra possibiltá, ma tanto appunto.