Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/275

mi raccomanda il mio ritratto ch’io le proffersi in dono. Dalla qual raccomandazione conosco che V. S. non ha ricevuto, questo aprile passato, una mia risposta ad un’altra sua lettera scrittami pur in materia d’esso ritratto; o almeno vengo in dubbio che V. S., avendola ricevuta, se ne sia dimenticata, stante che coloro c’ hanno buono intelletto hanno trista memoria, per sentenza d’Aristotile. Con tutto ciò, risponderò pur anco qualche cosa a questa seconda lettera, cosi intorno all’avviso che mi dá della sua stima, come intorno alla raccomandazion che mi fa del mio ritratto.

E dico che, se ben V. S. afferma semplicemente d’essere stimata in cotesta cittá ma non ispecifíca per quale, io, che la conosco benissimo, me lo immagino da me medesimo e so per che uomo è tenuta. Onde me ne rallegro, piú che con lei, coi giovani istessi, ai quali il conoscere la qualitá de’ pari suoi può esser di profitto assai, essendo per ordinario la notizia delle cose conosciute una util norma al vivere del conoscitore.

Del ritratto poi, il quale V. S. mi raccomanda, pregandomi ch’io lo custodisca per lei, le fo sapere ch’io l’ho molto piú raccomandato eh ’Ella non brama e che per lei appunto lo custodisco, facendomi intendere d’aver conforme intenzione alla sua, cioè di voler ancor io quello istesso che vuol Ella. Vero è che conosco l’opera per tanto imperfetta a rispetto a quelle singolarissime dello studio di V. S., che la giudico per niente, e come niente gliela promisi e come tale gliela attenderò. E quantunque quegli altri ritratti l’aspettino, secondo che V. S. scrive, per pittura eccellente, io son sicuro che resteranno ingannati d’ogni loro aspettazione, quando, avendo creduto di veder qualche cosa, vederanno, come dico, nulla. Ho apparecchiato nondimeno di fargli una cornice nuova per aiutarlo a parere; e fatta che quella sia, gli darò fido recapito, perché esso non venisse in poter di chi non vorrei. Per se stesso si può egli dir che non sia brutto, ma non avrá mai che fare con quei di V. S. e sempre ne sará lontano. Di che assicurandola, le bacio per fine le mani.

Di Parma, 15 di giugno 1615.