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verso il duomo; dove, avanti che arrivassimo, trovammo in Pescheria Alessandro Tagliaferro, che volontariamente s’accompagnò con noi.

Andammo alla chiesa del duomo con pensier che vi fusse gente; e dopo aver fatto orazione e veduto non esservi nessuno, il Giavardi ridendo disse: — Signori, che cosa facciamo noi qui, dove non è altre persone che dipinte e che scolpite? Andiamo verso San Benedetto, ché intendo ch’oggi vi si fa musica per la vigilia di san Lorenzo, del qual dicono che v’èun altare. — E cosi dicendo s’inviò. Noi, quasi rapiti dal suo parlare e dalla sua mossa, lo seguitammo concordemente, e subito s’usci di chiesa. Mentre che s’andava per via, gli tre, cioè Davila, Giavardi e Querenghi, restarono alquanti passi addietro, ragionando tra loro pianamente; e noi due, cioè Tagliaferro ed io, andavamo innanzi pur parlando. Piú volte ci fermammo per aspettare i tre; ma essi sempre dicevano che noi attendessimo a caminar pur oltre, perché in ogni modo ci avrebbono arrivati.

Giunsesi alla strada di San Benedetto, in quella parte appunto la quale ha da una banda la chiesa e dall’altra il cantone dove abita Lucietta meretrice. In questo cantone i tre soprarrivarono, e la compagnia si riuni tutta e fermossi. Allora il Davila, cambiato in viso, disse verso me: — Voi ci avete menati in luogo da par vostro. — A queste parole io non risposi, simolando di non averle udite e facendo mostra di non badarvi. Ma il Davila, dopo qualche silenzio di tutti, ripigliò a dir di nuovo: — Dico che ci avete menati in luogo da vostro pari. — Al che sforzato io risposi: — Io non son quello che ha menati gli altri, mentre son venuto insieme con tutti lá dove avea proposto il signor Giavardi che si venisse, cioè in questa chiesa che è qui incontro. Ma se per «mio pari» intendete «uom da bene», avete ragione in questa parte, perché cosa da buono è il venire ai luoghi santi. — Replicò egli: — Voi ci avete condurti non in chiesa, ma in bordello. Però per «par vostro» io intendo «furfante». — Tu menti — diss’io — per la gola! — e tutto a un punto misi mano alla spada ed al pugnale. Ma egli, ch’avea i pendenti coll’agucchia alla vineziana, si spacciò piú