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CLXIV

Al marchese Ludovico Fachinetti


Conforta l’amico, addolorato per la partenza del figlio alla nunciatura di Spagna.

Io mi vo figurando che V. S. illustrissima viva non senza qualche giusto dolore per la partita di monsignore, poiché certe dolenti tenerezze non possono in simili congiunture negarsi alla natura; ma creda pure che la medesima partita trarrá finalmente dal grembo di giustissime lagrime un dolcissimo riso. DaH’una parte dura è la separazione, doppo tant’anni d’indivisa compagnia, da un figlio morigerato, ubbidiente, virtuoso, religioso, pieno d’abiti scientifici, e tale infine quale può desiderare un padre. Tanto piú dura perché si tratta di longhissimi viaggi per mari e per terre, e potrebb’essere che nel navigare la complessione si risentisse alla commozione dell’onde e che la persona fosse sovrafatta dalle tempeste, o s’avvenisse in qualch’altro incontro non creduto no, ma possibile; e quando pure egli sovrastasse a tutti i pericoli del mare, il viaggio di terra non va senza le sue gelosie. E tanto piú dura finalmente, poiché potrebbe avvenire (che Dio noi permetta!) che presto mancasse il papa, e conseguentemente che si fossero sostenuti i dispendi del viaggio, e che poi tutti gli altri beni, che indi si speravano, rimanessero in forsi. E queste sono le lagrime communi alla famiglia ed agli amici. Ma dall’altra parte chi considera che il carico di questa nunciatura è uno de’ piú nobili e de’ piú desiderabili, anzi dei piú desiderati, che dia la Sede di Pietro (poiché qui si negozia con uno de’ maggiori monarchi del mondo, si trattano i piú importanti negozi della cristianitá), conviene che confessi che le tenerezze della natura sono ubligate a cedere a questi onori, e che ogni privato interesse dee ceder la palma a quegli ulivi che monsignor andrá coltivando, giaché il suo maneggio sará della pace quasi universale del mondo; che però sarebbono invidiose al publico bene tutte quelle tempeste di lagrime che contrastassero a si glorioso viaggio. Questi dunque