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incomparabile valore almeno per testimonio della di lei rara benignitá, questa confessione, che io allegrissimamente faccio, di dovere a V. S. eternamente quanto posso, quanto io voglio e tutto quanto io sono e posso essere. E le bacio affettuosamente le mani.

Roma, 8 gennaro 1639.

CLXI

Dello stesso al signor Antonio Lamberti

Lodi deH’Achillini.

A V. S. desidero prosperitá senza numero, perché innumerabili sono i meriti di lei che le richieggono. Mi rallegro in estremo quando mi giongono sue lettere, perché nella loro lettura considero I’imagine della virtú di V. S., la quale sará sempre ornamento singolare della nostra patria e oggetto rarissimo della mia affezione, che durerá nella mia vita, senza mai stancarsi d’ammirare le onorate qualitá di lei e senza mai lasciare il desiderio di servire al suo merito con le fortune e con lo spirito tutto. Le composizioni del signor Achillini inviatemi da lei sono sempre maravigliose, perché sono inimitabili: ogni stile paragonato col suo, ancorché perfettissimo, confessa le glorie dell’ Achillini col cedergli i trionfi come tributi propri della di lui sovranitá. Si abbandonano come fiacchi i piú nervosi dicitori, e ritrova l’eloquenza unicamente i suoi pregi o nella bocca o nella penna del mio signor Achillini, a cui come a V. S. bacio cordialissimamente le mani.

[Roma, 1639?].

CLXII

Dello stesso a Claudio Achillini

Annunzia il suo viaggio in Ispagna, dove va come nunzio apostolico.

Non potrei partire d’Italia, se l’amorevolezza di V. S. verso di me non mi desse il buon viaggio; il quale essendo ormai per me vicino, la prego a darmelo col cuore, colla virtú delle