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prima strofe dell ’oda accenno le glorie ineffabili dell ’opre stampate di Vostra Altezza, le quali mi furono mostrate dal duca di Parma, a cui ho servito dodeci anni nella prima catedra di leggi in quello studio. Non entro in questa brieve lettera negli encomi di lei: imperoché l’istessa idea della meraviglia impiegata nelle sue lodi non arrivarebbe al segno, e l’arte piú forbita del dire non ha iperboli cosi sublimi sovra cui non galleggi la veritá di tanta eccellenza. Pertanto fo fine, umilissimamente supplicandola della sua grazia. E con profondissima riverenza l’inchino.

[Bologna, 1638].

CLX

Di monsignor Cesare Fachinetti

Gli manifesta caldamente la sua gratitudine.

Le fatiche ch’io soffro in questa corte, ancorché m’imprigionino la libertá, per venirmi nondimeno addossate da mano che anche caricando onora e diletta, succedono a me in luogo di premio ben singolare, dovendo alle mie speranze bastare per ampia mercede la grazia che mi fa Nostro Signore in commandarmi ch’io sempre fatichi. Io dunque godo l’effetto degli augúri di V. S. compitissimamente. E la ringrazio con tutto l’animo della memoria che tiene di me, veramente divoto del suo gran merito e gelosissimo della sua grazia. Signor Achillini mio signor, Ella faccia per vita sua frequenti riflessi sovra i favori ch’Ella mi ha sempre fatti e sovra i modi pellegrini ed efficaci coi quali mi ha V. S. in diversi tempi ed in varie occasioni coltivato l’ingegno, cavandolo dalla naturale salvatichezza e necessitandolo nella forza dei lumi ineffabili del suo sapere a sollevarsi un poco; e troverá che quanto di applauso risulta oggi alle mie operazioni in questa corte, tutto è fattura di quegli aiuti che in Bologna nei miei anni piú verdi Ella cortesemente mi comparti e che poi in Roma con non minore caritá mi ha replicato. Riceva V. S., se non per trionfo adeguato al suo