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suo nome, se queste soggiacenti pianure offersero tanto volontieri agli occhi suoi Io spettacolo fuggitivo della caccia, se questo mio viale con archi frondosi e con ombre illustri ebbe una viva ambizione di render quasi trionfale il di lei viaggio al tempio, se questi abitatori corsero quasi a torrenti per participar le sue grazie; ora tutti concordemente invidiano si fatti favori alle rive del Sebeto. Rive che, con offrire incomparabili tesori alla vita di V. S., saranno purtroppo contra di noi le rive di Lete; perché la gelosia del nostro cuore ci dice ch’Ella si scordará di queste povere ville, se bene questi cuori e queste piante non si scordaranno mai di lei: i cuori scolpiti di mille grazie, le piante incise con mille tagli, che, troncando loro le scorze, continuano la memoria di monsignor Furieti.

Questo anno poi, per passare ad altro, ho trovato nelle mie cantine vini che, per Dio, non invidiano le grazie a quello che V. S. ha fatto navigare a Bari con tanto applauso di queste vigne. Quanta invidia n’avranno coteste beate riviere !

La mia torre è finita. O Dio, quanto nobili sono riuscite le sue stanze, e quale spettacolo ella si è fatta al teatro delle circostanti montagne! La prospettiva anch’essa sta su l’articolo della sua perfezione; e creda V. S. che non si poteva desiderar di meglio, perché fa si nobile armonia con la pergola che vi si accompagna, che ho per apunto veduta l’ imaginazione mia fuori di me stesso.

Scriverei qualche cosa delle guerre; ma non voglio che dagli affari marziali restino contaminati questi teneri affetti della villa, l’ innocenza de’ quali riverisce insieme meco l’innocenza di lei. A cui per fine fo un dolcissimo saluto.

[Dal Sasso, villa del Bolognese, dopo il maggio 1634].

CLII

A ...


Per ora ha la vena inaridita. Ma a maggio, quando sará libero dalle cure della cattedra, invierá qualche componimento poetico.

[verso il 1635?].