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Sará gloria al tuo nome e a Popre grido vestir di raggi un’ombra e col tuo lume crear splendori in tenebrose piume ed ingemmar d’augel palustre il nido.

11 tuo Pindo divin mandi a tutt’ore con liberal virtú fiori beati, e i versi tuoi, d’eternitade armati, sforzino a idolatrarti il mio stupore.

CXXXVIII

A Giovan Francesco Busenelli


Risposta alla lettera precedente.

Le cortesi ed ingegnose idolatrie, onde V. S. troppo gentilmente m’onora nell ’oda e nella lettera, m’obligano in un punto a lodarne l’affetto, ad accusarne la religione e a maravigliarmi dell’ingegno. L’affetto non potrebb’essere piú cordiale verso un uomo che non ebbe mai fortuna di servirla; la religione non potrebb’esser piú superstiziosa in onor d’un’anima piena di mille imperfezioni, com’è la mia; l’ingegno non potrebb’esser né piú peregrino né piú prodigioso in questo secolo. Ché però in un gran personaggio lúi svegliati serenissimi stupori. Ma pertanto io riservo la risposta a quest’estate, quando, libero dalle occupazioni del mondo, colá tra gli orrori illustri d’una mia selva m’ingegno, per quanto può mai la debolezza mia, di popular di glorie quella solitudine e di render famosi quei silenzi. Ora a tanti favori, ch’Ella mi fa, vengo incontro con un torrente di grazie che inondi tutti quei sensi ch’Ella porta della mia mediocritá. E intanto con parzialissimo affetto le bacio le mani.

[poco posteriore alla precedente lettera].