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tenne in vita che da quell’altezza conobbe le cose de’ tebani in buona piega, e poi lasciò col sangue uscir l’anima ancora. Io vi veggo dalla vostra torre, signor Claudio, tutto intento alle calamitá di Bologna e d’Italia, premer nel cuore, non con la mano ma con la costanza, il dolore che volontieri consegrereste alla caritá della patria. E detesto la crudeltá di Nerone, che dalla torre di Mecenate mirava il cadavero di Roma nel rogo funerale acceso d’ordine suo, cantando intanto come prefica la caduta di Troia. Principe degno di quella sola luce che risplendeva torbida nell’essequie, poiché in quell’atto solo in cui s’uccise meritava di vivere, per divenir carnefice scelerato di sacrilego malfattore. Ma voi, che potete con la soavitá degli accenti fabricare in compagnia d’Anfione le mura di Tebe, apunto nella sommitá d’una torre vi séte collocato per consolar col vostro canto il cordoglio universale d’ Italia e forse per dar qualche rimedio alla peste, senza entrar punto nelle botteghe degli speciali e senza prender per consiglieri altri che Apollo, di cui è tanto propria l’arte del poetare quanto l’essercizio del medicare, ché ben sapete come Talete cretese a suon di lira domò la malignitá della peste.

Nel terzo dell ’ Iliade racconta Omero che Priamo con alcuni vecchioni de’ suoi, giá per l’etá male abili alle fatiche dell’armi, ascesero un’alta torre per iscoprir di colá l’oste greca si formidabile, ch’era accampata intorno alla cittá reina alora dell’Asia, e per veder quel giorno il duello di Menelao e di Paride; e di loro parlando, diceche erano per la vecchiaia cessati dal l’armeggiare.

Sed concionatores boni, cicadis similes, quae in sylva arbori insidentes vocem suavem emittunt; lales troianorum proceres sedebant in turri.

Ed a me pare che voi ancora, non veggendo come sovvenir con l’opera alli bisogni della patria pericolante, siate salito su cotesta torre, donde, mirando le afflizioni di tutti, a guisa di faconda cicala potrete racconsolarle col canto. Né vi recate ad ingiuria che la soave armonia della vostra voce sia paragonata