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gloria di V. S. illustrissima. Qui non ho parole bastevoli per esprimere il dolore con che vo accompagnando il commune dolore della mia patria. Bastarámi il dire che V. S. illustrissima parte di Bologna, ché tanto è quanto s’io dicessi quel signore il cui governo vivrá sempre nelle memorie, nelle lingue e nelle penne di tutto il mondo. Certo che niun altro piú di lei seppe mischiare in si fine tempre il rigore coll’equitá. I suoi favori e le sue grazie furono piú favorite e piú graziose, perché furono mai sempre condite in una incomparabile gentilezza e benignitá; i suoi mali e le sue pene divennero agli stessi rei, per cosi dire, amabili, perché furono sempre da una violentissima auttoritá della ragione persuase; e se bene V. S. illustrissima governando s’aggirò sempre e si contenne dentro i termini delle leggi, ha però saputo senza legge alcuna assolutamente ubligarsi i cuori di tutta cotesta cittá. Non usci mai parola dalla sua bocca che amareggiasse chichesia. Il suo disinteressatissimo candore nel concetto di tutti non ebbe mai pari; e quella longanimitá e toleranza, che diede forsi che dire a certi lividi aristarchi che non sanno conoscer gli andamenti di Dio, fu quella dote appunto nella quale V. S. illustrissima piú che in qualsivoglia altra imitò la divina providenza. Non mi riprenderá giá Ella perché io, parlando in queste poche righe seco, trapassi forsi i confini della sua modestia; perché posso giurarle che qui solo io faccio le parti del mio dolore e non delle sue lodi. E però mi condoglio con la mia patria, che perde il padre; mi condoglio con lei, perché si rompe il filo di quelle glorie che le si andavano continuando; mi condoglio con me stesso, perché perdo in questi paesi un mio singolarissimo signore. Se bene, s’io ben m’aveggo, né V. S. illustrissima ferma il corso delle sue glorie, né Bologna perde il padre, né io rimango senza un mio desideratissimo patrone. Perché, s’egli è vero che, quando alcuno con impeto gitta un sasso, benché rimanga subito quieto ed immoto il braccio che Paventò, pur tuttavia quel mobile va seguendo il suo viaggio finché dura quella virtú che dalla mano gli fu impressa; sará vero ancora che, avendo V. S. illustrissima con estrema forza di politica providenza posto in moto la gran