Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/122

fumi e ombre, fra le quali sempre «cor nostrum inquietimi est, donec requiescat in Domino».

Ora che si fa? Tutti li cardinali in questi dieci giorni vanno accellerando le prattiche, per istar prigioni piú brevemente che sia possibile; e communemente si spera l’essaltazione di Saulo, il quale e per etá e per nobiltá di sangue e per grandezza d’animo e per valore di lettere, massime politiche, è giudicato degno successore del gran Leone, che d’amorosi ruggiti ha ripieno tutta questa corte. Ma tutta questa prattica si difficultará o si facilitará dall’entrare o non entrare del cardinale Aldobrandini in conclave; il quale ora non istá molto bene, anzi si dubita da molti della vita. Sinora la lega dell’altra sede vacante, che di giá dovete sapere, è ristretta e con nuovi nodi ricongiunta contro le creature clementine; per lo che, se bene tornerá in piedi la prattica del Baronio, nondimeno facilmente svanirá. Se Aldobrandino non entra, sosterrá la sua vece San Giorgio; ma non si vuol un tanto nervo. Sinora non posso scriver altro...

[Di Roma, aprile 1605].

Ili

Al medesimo

Dopo aver raccontato che gli è riuscito di sventare i mali uffici fatti a Roma contro di lui, soggiunge:

Qui si aspetta fra due o tre giorni quella gran scomunica per la quale sará interdetto il traffico. Servavi per aviso, accioché, se avete ineaminato alcun negozio in quel paese, iunta la presente, lo troncate. Potrete ancora avvisarne il signor Ieronimo, accioché quanto prima si proveda di gran quantitá di libri ; altrimenti, quando ne avrá [bisogno], non ne potrá avere. Faccio fine e vi bacio le mani.

Di Roma, li 15 aprile 1605.