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scosse di false accuse, voragini di formidabili prigionie hanno machinato il mio precipizio? Grande fu la tribulazio ne del povero Colombo, quando passando le Colonne si pose alla impresa del mondo nuovo, dove non solo dall’orgoglio di quel mare indomito fu atterrito, ma tormentato eziandio dalla molestia de’ propri compagni. Ed io né piú né meno, oltre la moltitudine d’infinite altre afflizioni alle quali son fatto bersaglio, sono anche flagellato dalle offese degli amici insidiosi, anzi infin da coloro istessi, che hanno esso Colombo poco felicemente celebrato, mi veggo, senza occa sione alcuna e senza alcun ritegno di modestia, ingratissimamente oltraggiato a torto. Ma si come da quelle perturbazioni, le quali tentarono d’offendermi nella fortuna e nella vita, son salvo mercé della veritá (la qual, tuttoché dalle oppressioni della sua avversaria paia talvolta sommersa, alla fine risorge a galla), cosí contro le punture delle lingue livide, le quali si sforzano di nocermi nella riputazione e nella fama, non curo altro riparo che la sofferenza, bastandomi che questi cotali sieno oggimai dal mondo non meno scherniti che conosciuti. Ora, essendo solito costume de’ nocchieri combattuti dalle borasche votarsi a qualche deitá da essi adorata; e campati, poi appendere al tempio suo o le vele bagnate o l’antenne rotte o qualche pezzo di tavola, avanzo de’ marittimi furori; ecco ch’anch’io, uscito libero della pericolosa navigazione di questo vasto oceano, in cui, smarrito il polo, non mi era ritnasa altra tramontana che il favore di V. S. illustrissima, vengo a portare innanzi al suo glorioso simulacro, di cui son tanto divoto, con affettuosa dedicazione la presente operetta di sculture, quasi offerta votiva e quasi reliquia raccolta da frammenti di quelle merci cadute e sparse per Tonde quando

10 era a rischio di perdermi. Sono alquanto tardo a sodisfare alla obligazione di questo tributo, essendomi stato impossibile

11 farlo prima per lo disturbo d’altri accidenti; ma le tarde oblazioni sogliono esser non meno gradite dalla benignitá degli animi celesti che le tempestive, quando da altrettanta prontezza è contrapesata la tardanza. Ed il baciare a V. S. illustrissima reverente le mani vaglia per fine di questa.

Di Parigi, a di ió novembre 1619.