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287.Corse l’Arabie, e per l’Assiria appresso
essercitossi in ministerii vili.
Solcan la guancia, ch’ai mutar del sesso
sí com’uva appassí, rughe senili,
lá dove il conio Egizzio ha il marchio impresso
degl’infami caratteri servili.
E ben mostra la voce e la statura
l’effeminata sua steril natura.

288.Sí come uom piú fellon, cosí piú sozza
figura non uscí giá mai de l’alvo.
Meza un’orecchia, e l’altra in tutto ha mozza,
l’occhio destro ha perduto, il manco è salvo.
Salvo un fiocco di crin, che ’n treccia accozza
su la cima del capo, il resto è calvo;
ma la calvicie è d’una tigna brutta
quasi a mosaico intarsiata tutta.

289.La superbia d’Hidraspe e l’inclemenza
(tal nome avea l’Eunuco aspro e severo)
non tralasciò tirannica insolenza,
mentre in sua guardia Adon fu prigioniero.
Ma con egual costanza e sofferenza
soggiacque ei sempre al rigoroso impero,
quando per fargli ognor scherni piú gravi
l’indiscreto Portier niovea le chiavi.

290.Atti usò sí ferini e sí selvaggi
col bel Garzone il carcerier villano,
che se non era da’ celesti raggi
soccorso del suo Sol, ben che lontano,
ai duri strazii, ai dispettosi oltraggi
di quel giogo cadea troppo inumano,
sotto il cui fiero e barbaro governo
quasi il corso passò di tutto il Verno.