Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/804

sulla stessa dentale (Con occhi molli e languidi e dimessi / le Muse afflitte e con turbata, faccia / cinte il crin di mortelle e di cipressi / una gran lira d’or tirano a braccia. / Seguon d’absinthio incoronati anch’essi / cento Poeti la medesma traccia / e di dogliose e querule elegie / fanno per tutto risonar le vie), non solo: ma che analogo gioco allitterativo dirama intorno ad Absinthia (Absinthia cruda, Antifila sagace), come sfuggirebbe quando si trascrivesse Absinzia. Né maggiori lumi può recare un’isolata Orithia (I 115, 8), se il nome di questa Nereide nemmeno oggi trova concordi (chi è per Orizia chi per Oritia chi per Oritia, in cospetto del greco ’QpeMhjia), e nemmeno, si direbbe, il mar di Carpatho, lo Carfiathio mar (XVII 99, 1), dato che almeno il contesto fonico — anche qui — parrebbe indurre una pronunzia Carpatio (Per lo Carpando mar Triton la trac eia / di Cimothoe ritrosa allor seguiva).

Ma sulla grafia, e sulla ortografia, del Marino, parrá non inutile ascoltare, a conclusione, lo Stigliani, alla « tavola settima * dell’Occhiale.

Gli errori che si commettono nell’ortografia son tutti barbarismi grammaticali, non consistendo in altro, che nella falsa pronunzia. Ma l’ortografia dell’autore [cioè del Marino] può piú tosto che barbera, chiamarsi giannizera, non essendo se non uno innesto dell’antica colla moderna, o per meglio dire, un bastardo mescuglio dell’una e dell’altra, nato dal non saper bene, né quella, né questa. Anzi pure è una terza cosa dissomigliante da esse due, come la licisca è dissomigliante dalla cagna e dal lupo, che le fur padri. Conciossiecosa che egli usi alcune doppiezze e semplicitá di lettere ed alcune alterazioni e cambiamenti di quelle, non mai piú usati da altri scrittori. Scrive peccora per pecora, riccorrere per ricorrere, croccinolo per crocinolo, terrone per verone, duaggio per duagio, sollenne per solenne, colla per colá, boccino per bacino, abbaccinato per abbacinato, ciottola per ciotola, emblemtna per emblema, lezzo per lezo, Acchille per Achille, cinnabro per cinabro, truppa per trupa, ruzzare per ruzare, reggia per regia (se bene a questa il Petrarca raddoppiò una g per rimare). Scrive rossignuolo per rosignuolo credendo imperitamente, che venga da rossigno toscano, e non da lusciniòla lat[ino] diminutivo di luscinia, e pronunziato lungo da’ Barberi; sicome ancora lusinga toscano, che vien da esso luscinia, non si dice lussinga. Scrive riccamo per ricamo derivandolo da ricco, e non da rechamus, cappanna per capanna derivandolo da cappa, Fiammingo per Fiamingo derivandolo da fiamma, e Dannubbio per Danubbio, derivandolo da danno, ad imitazione (questi ultimi due) d’un mio madrial burlesco. Scrive allo ’ncontro bolino per bollino, machina per macchina, proferire per profferire, pifaro per piffero, galeria per galleria, tapeto per tappeto, e cosí tapezzare e tapezzaria per tappezzare e tappezzeria, rugine per ruggine, sfacciatagine per sfacciataggine, impetigine per impctiggine, inumidire per innumi-