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dire le sue curiositá, una volta che gli sia stato fornito esatto regesto dei luoghi in cui tale segno, nell’originale, ricorre:

I 102, 2; III 93, 7; IV 124, 6; VI 105, 4; VII 224, 6; Vili 129, 6; XI 124, 7; 129, 2; XIII 254, 7; 263, 5; XIV 42, 6; 175, 7; XVII 166, 7; XIX 105, 8 [tutti in fine di verso].

(Da notare l’ultimo caso [XIX 105, 8] dove i due punti sono segnati alla fine di un discorso diretto, prima del canonico disse, che apre la strofa successiva).

Per completezza di informazione si aggiunga che V — che non sempre rispetta i casi su registrati — segna inoltre due punti ai luoghi seguenti :

III 48, 2; IV 76, 4; 77, 4-5; 90, 6; 273, 2; VII 209, 6.

Nel caso del punto esclamativo, l’elenco è ancor piú ridotto:

III 122, 1; XIII 117, 2; XV 68, 4; 197, 8.

(Si aggiunga XI 94, 8, dove equivale all’interrogativo, e XIX 160, 2; 415, 7, dove allude a quel tono fra esclamativo e interrogativo che spesso i moderni indicano col doppio segno ?!). Parchi ci siamo mantenuti anche noi, nella trascrizione, di esclamativi; unico intervento da segnalare, quello a II 30, 5 [Giá giá vacilla! e per cader vien meno] dove l’originale segna virgola, fortemente appoggiata alla cesura.

La virgola è nell’originale quasi costante davanti ad e, che, o; quasi sempre assente, di contro all’uso nostro, di fronte al vocativo. Si ricordi che il segno interpuntivo ha funzione, oltre e prima che logica, nel Marino, prosodica e che contribuisce alla scansione del verso in moduli volta a volta binari, ternari, quaternari, di ovvia ascendenza petrarchesca. L’uso prevalente degli editori moderni, di una indiscriminata soppressione dei segni che non abbiano funzione logica, sarebbe vantaggiosamente sostituito da un criterio secondo il quale un segno interpuntivo dell’originale potesse venir eliminato solo quando fosse privo, non solo di funzione logica, ma anche di valore ritmico-strutturale.

Basterebbe, in fondo, non discostarsi dall’insegnamento del Contini nell’occasione del Petrarca volgare: «impossibilitá di perfetta sovrap-