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Non si tratta, materialmente, di un grosso poema che richiede un grosso libro, un pesante in folio ; si tratta di aver materializzato nell’idea astratta dell’un folio (riservato, nella Controriforma, ai monumenti dell’erudizione religiosa, oltre che ai libri liturgici) una illusione di poesia che coincida, al limite, con le possibilitá stesse della scrittura. «... le buone poesie non si misurano a canne; ma quando con la qualitá si accoppia insieme la quantitá, fanno scoppio maggiore; percioché le storiette e le cartucce alla fine son portate via dal vento, ed i volumi grossi e pesanti se ne stanno sempre immobili » [lett. n. 157].

5. - Le vicende della stampa parigina

Poema «grande», dunque; e a quel culmine, necessariamente, «regio ». Come tale, il Marino riusci a farselo finanziare, per la stampa (ed era giá un porlo oltre qualsiasi critica, un riserbarlo alla contemplazione) dal re, ch’era Luigi xm, ed al re uscí dedicato. Il finanziamento, o la promessa di esso («... Ho qui doimila scudi d’oro di pensione ben pagati, senza i donativi, de’ quali la larga mano di questa maestá cristianissima mi suole assai spesso onorare, si come ha fatto con mille scudi di piú per incominciare la stampa dell’Adone, il quale senz’altro per questo verno uscirá alla luce ...» [lett. n. 144]) è del 1620 (ci si metterá la guerra civile di mezzo e dovrá passare del tempo prima che il donativo sia effettivamente elargito [cfr. lett. n. 161]); l’inizio della stampa, del principio dell’anno seguente. Súbito il Marino si ammala (« una flussione gravissima nell’orecchio destro » con « un grandissimo tormento di fischio perpetuo »), ma questo sembra non aver fermato i torchi (« ... La stampa dell’Adone si avanza tuttavia, e vi assicuro che sará il meglio stampato libro che giá mai uscisse in Italia né di Francia ... » [lett. n. 159]); maggiori preoccupazioni, che aprono uno spiraglio sul clima di morbosa attesa creatosi attorno al poema, provoca l’aver messo le gambe i primi fogli stampati ; un libraio torinese ha potuto presentarli al Duca di Savoia, l’antico « padrone » del Marino; e — peggio — fino a Venezia son arrivati, una delle capitali dell’editoria europea, « dove corro rischio che sieno ristampati » [lett. n. 161].

Le cose, fin da principio, con quei quattrini che non arrivavano, non dovettero andar lisce (« Molti accidenti occorsi da alquanti mesi in qua hanno ritardata e sospesa l’impressione dell ’Adone ... » [lett. n. 161]) ma anche rimosso quell’ostacolo, andarono per le lunghe. A fine d’anno.