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451.Fu consiglio (cred’io) di chi governa
de le stelle lassú l’ordin fatale.
Non vòlse dar la providenza eterna
ad uom terreno una ventura tale,
e parve indegno a la bontá superna
di cotanta beltá sposo mortale;
onde serboila a nozze eccelse e sante
d’anior celeste, e di divino amante.

452.Odi strano accidente, odi in che nova
guisa dal Ciel l’origine pigliai,
e di’ se genitura alti a si trova
si fatta al mondo, o si trovò giá mai.
Indi al concetto il nascimento a prova
simile (se m’ascolti) anco vedrai,
mostruoso, ammirabile, e ch’eccede
ogni credenza in tutto, ed ogni fede.

453.Ne la stagion che de la terra l’ombra
dal fondo uscita del Cimerio speco
spegne il Sol, copre il Cielo, e l’aria ingombra,
e fa muta la gente, e ’l mondo cieco,
mentr’ella dorme, ecco che ’n sogno l’ombra
Tappar di Marte, e si congiunge seco.
Poi, desta il giorno, di feconde some
grave si sente il ventre, e non sa come.

454.Turbasi, e de’ begli occhi il lume imbruna,
e languisce, e stupisce, e trema e gela,
e di sua dura e misera fortuna
incontr’al Ciel si lagna e si querela.
Pur quanto può, fin a la nona Luna
la gravidanza sua ricopre e cela.
Ma qual secreto alfin non manifesta
quel cauto mostro c’ha cent’occhi in testa?