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435.Io non so se fu Giove in forma tale,
ch’aver vòlse di me pietosa cura,
o del grand’avo mio l’ombra immortale,
giá difensor de le Troiane mura,
che la rapace augella imperiale
per insegna portò ne l’armatura.
Opra piú tosto fu d’un Mago antico,
che de la stirpe mia fu sempre amico.

436.Ella al Vecchion de la foresta nera
(cosí si nominava il Negromante)
l’aure trattando rapida e leggera,
senz’alcun mal depositommi avante.
Vita mena costui dura ed austera
lá de la folta Hercinia in fra le piante,
e ’n quelle solitudini silvestri
gli sono i libri suoi muti maestri.

437.Il buon Vecchio di me prese il governo,
cui per sempre obligata io mi conosco.
Con zelo m’allevò piú che paterno,
sempre tra le fatiche entro quel bosco.
Varcai rigidi fiumi al maggior Verno,
vegghiai gelide notti al ciel piú fosco.
Lottai con Orsi, ed affrontai Leoni,
né temei d’assalir Tigri e Dragoni.

438.Austria nome mi pose. E ’ntanto essendo
giá de’ tre lustri oltre l’etá cresciuta,
in Austrasio, ch’un giorno a caccia uscendo
avea de’ suoi la compagnia perduta,
mentre ch’a fronte avea Cinghiale orrendo,
a caso m’abbattei non conosciuta.
L’uno era inerme, e l’altro fiero e forte,
io questo uccisi, e quel campai da morte.