Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/735


423.Tigrina ogni ragion di quel reame
d’uom sí famoso entro le man rimise,
lo qual venuto a singoiar certame,
brando per brando il fier rivale uccise;
ed al Duce maggior rotto lo stame,
si ruppe anco il suo campo, e si divise,
ché vulgo imbelle essendo, e mal instrutto,
fu facil cosa a dissiparlo in tutto.

424.Dal gran valor del Principe Germano,
dal nobil volto e dal parlar cortese,
da l’obligo che porta a la sua mano
vinta è Tigrina, e non sa far difese.
Fatto al possente Arder contrasto invano,
come grata e gentile, alfin si rese,
e ferita, e legata, e prigioniera,
al gran giogo inchinò l’anima altera.

425.Ma d’onesto rispetto un dubbio greve
la costringe a celar quel che desia,
ché ben che da le leggi, onde riceve
regola il regno suo, libera sia,
in quel ch’altrui vietò, peccar non deve,
né convien ch’a disfarla essempio dia.
Quindi Onor, quinci Amor le batton l’alma:
pur l’affetto piú dolce ottien la palma.

426.Oual d’ognintomo assediata e cinta
da fameliche fiamme arida stoppia
è forza pur, che divorata e vinta
resti dal foco, che stridendo scoppia;
tal da quel crudo a vaneggiar sospinta,
ch’ognor nov’ésca al novo ardor raddoppia,
cede, e ben che ritrosa, alfin si piega
e d’amor ad amor cambio non nega.