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323.Restava sol colui che de la bella
brigata quasi il principal venia,
quando con foggia insolita e novella
il serraglio passò de la bastia.
Né so s’alcun si ben disposto in sella
l’agguagliasse giá mai di leggiadria.
Dopo tutti costui venne solingo
signorilmente a posseder l’arringo.

324.Il piú superbo augel su la celata,
trionfante ne l’atto, ha per cimiero,
qualor gonfio di fasto apre e dilata
de le conche di smalto il cerchio intero,
e de la piuma florida e gemmata
spiegando gli orbi, di sue pompe altero,
la bella scena de la coda grande
di cento specchi illuminata spande.

325.Di piu color la sovravesta intesse
che la spoglia non è di Flora o d’Iri,
in cui le cime de le penne istesse
son di smeraldi in vece, e di zaffiri,
sí ben da dotto artifice commesse
che par che ’ntorno il fermamento ei giri.
Par con tant’occhi un Argo, e sembra armato
un giardino fiorito, un Ciel stellato.

326.Con l’abito ha il destrier qualch’agguaglianza,
non so s’altro mai tal ne fu veduto.
Bianco ha il mantello, e ’n disusata usanza
sparso di nere macchie il pel canuto.
Ma le macchie e le rote hanno sembianza
di ciglia e d’occhi, ond’ei rassembra occhiuto.
Cervier s’appella, e par mentre passeggia
l’orgoglioso Pavon quando vaneggia.