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275.Questo de l’altro è men carnoso e grande,
stretto di ventre, e corto di giunture.
È del color de l’uve e de le ghiande
quando in piena stagion son ben mature.
Biondi, quasi Leone, i velli spande,
ed ha luci vermiglie, e gambe oscure:
membra svegliate ad ogni cenno e pronte,
rabican ne la coda e ne la fronte.

276.La guernitura è candida e morella
con bei puntali di lucente smalto,
ma di lame acciarine arma la sella
ben ferme e forti ad ogni duro assalto.
Selva di folte piume ombrosa e bella
gl’imbosca il capo e si rincrespa in alto.
Se medesmo ei vagheggia, ed orgoglioso
de’ ricchi fregi suoi, non ha riposo.

277.Vi salse il Moro, e de l’error commesso
tutto stizzoso, un’altra lancia tolse,
e di meglio colpir fermo in se stesso,
contro il Facchin le redine gli sciolse;
e ’n fin al pugno alfin la ruppe in esso,
e tra ’l visale e la nasella il colse:
e se non che strisciò raschiando il segno,
del primo pregio il colpo era ben degno.

278.Pur da la bella Giudice, che i gesti
stava a notar de’ giostrator baroni,
per compartir conformi a quegli e questi
gli onori a l’opre, a le fatiche i doni,
in pegno di conforto ai pensier mesti
un paio riportò di ricchi sproni,
che di fin or le fibbie e le girelle
e d’aguzzi diamanti avean le stelle.