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351.Or perché ’l corpo del Garzon defunto
fin ne’ piú chiusi penetrali interni
giá tutto oleza imbalsamato ed unto
de’ preziosi aromati materni,
mentr’al mortorio in un medesmo punto
apparecchian la pompa i Numi eterni,
con la ruina de la selva impone
la pira accumularsi al morto Adone.

352.Vansi a troncar de la foresta annosa
le piante giá per lunga etá vetuste.
Cominciasi a sfrondar la chioma ombrosa,
tremano le radici aspre e robuste.
Scote la vecchia rovere nodosa
di roze ghiande le gran braccia onuste,
e percossa dal ferro e da la mano
si distacca dal ceppo, e cade al piano.

353.L’elce superba e ’l platano sublime
trabocca, e ’l faggio verde, e l’orno nero,
inchina il dritto abete al suol le cime
e precipita a terra il pino altero,
a la scure, che ’l fiede, e che l’opprime,
cede abbattuto il frassino guerriero,
e corron col mortifero cipresso
anco il cedro e l’alloro un fato istesso.

354.Fuggon le fere da’ covili usati,
abbandonan gli augei timidi i nidi;
abbracciano partendo i tronchi amati
le Ninfe allieve con lamenti e stridi,
ed ululando i Satiri scacciati
lasciano a forza i lor ricovri fidi,
si straccia Pale i crin lunghi e canuti,
e piagne il buon Silvan gli ozii perduti.