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343.Posa il piè ne la base, e de le braccia
curvo in su l’anca l’un tien la figura,
l’altro appoggia a lo spiedo, ed ha da caccia
l’arco a la spalla, il corno a la cintura.
E ben tal nel sembiante e ne la faccia
del gentil simulacro è la scultura
che dal parlar in fòre, ond’egli è privo,
nulla quasi ha del finto, e tutto è vivo.

344.Presso a la pianta, a piè de l’alta cassa
tutto del bel Garzone in doppio ovato
di mezo intaglio e di scultura bassa
il natal con la morte è rilevato.
Quinci Mirra si vede afflitta e lassa
frondoso divenir legno odorato,
e dopo lungo affanno alfin sofferto
il fanciullo sbucciar dal tronco aperte.

345.Quindi si mira il fior d’ogni beltate
quando dal fier Cinghiai morto rimane
e come da le zanne aspre e spietate
ucciso resta ancor l’amato Cane.
Né de l’istesso Can Tossa onorate
hanno molto a giacer da lui lontane,
ch’a piè di quel, ch’è sacro al suo Signore,
ottiene anch’egli un tumulo minore.

346.In cotal forma illustremente adorno
de la gran tomba è il bel lavor scolpito,
e ’l drappello del Ciel la notte e ’l giorno
travaglia, acciò che ’n breve ei sia compito.
Ammaestra i maestri, e cura intorno
che sia l’ordin divin ben esseguito
con l’Artefice dotto di Cillene
l’architettrice Vergine d’Atene.