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335.Tace ciò detto, e senza altra dimora
a l’opra egregia alto principio dassi.
Prende a toccar le dolci corde allora
Apollo, e sforza a seguitarlo i sassi,
che tratti giá da l’armonia sonora,
dánno spirito al moto, e moto ai passi.
Corron veloci a la divina cetra
la Frigia selce, e l’Africana pietra.

336.E di Sparta e di Paro il marmo corre,
oh miraeoi di suon, forza di versi!,
onde si vede in un balen raccòrre
gran quantitá di porfidi diversi;
e mentre viensi il cumulo a comporre,
s’incominciano a far politi e tersi.
Giá cento fabri a prova e cento mastri
segan diaspri, affinano alabastri.

337.Mercurio allor da la seconda sfera
per dar effetto a’ suoi pensier leggiadri,
de l’Arti belle vi menò la schiera,
de l’industria gentil nutrici e madri.
Vennevi ancor del Ciel l’alta Ingegniera,
de’ modelli maestra e degli squadri:
Pallade dico, ad opra sí sollenne
da Mercurio chiamata, anch’ella venne.

338.Taccian di Caria i celebri Obelischi,
cedan di Menfi altera i Monumenti,
che ne’ secoli antichi ai Regi prischi
per memoria drizzár Barbare genti.
Di color verdi e rossi, azurri e mischi
sí varie son le gemme, e sí lucenti,
tai son de l’artificio i bei lavori,
che rendon grati i funerali orrori.