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127.Aci il gentile, un Pastorei Sicano,
fu giá di Galathea l’unico foco,
Galathea bella, che seguita invano
era da Polifemo in ogni loco.
Appo lui quasi stilla a l’Oceano
era ogni altra bellezza o nulla, o poco.
Onde ciascuna Ninfa empiea d’amore,
e ciascun uom d’invidia e di stupore.

128.Cedano i duo che qui lodati han tanto
di Semele il figliuolo e di Latona,
o qual maggior beltá celebra il canto
de le dotte sorelle in Helicona.
Il suo puro candor toglieva il vanto
a le bianche Colombe di Dodona.
Il suo dolce rossor faceva oltraggio
ai color de l’Aurora, ai fior di Maggio.

129.Una collina, che risponde al mare,
Vertunno con Netunno accoppia e mesce.
Per entro Tonde sue tranquille e chiare,
publico albergo al maldifeso pesce,
un pavimento lucido traspare,
lo qual vaghezza al vago sito accresce,
di nicchi fini e di lapilli tersi,
tutti smaltati di color diversi.

130.Lá ’ve da l’erba tremula indistinto,
agitato dal flutto, il giunco pende,
di vario musco il margine dipinto
molle di fresca arena un letto stende,
si d’alti sassi incoronato e cinto
che soffio d’Aquilon mai non l’offende.
Sol placid’aura intorno al curvo grembo
gl’increspa Torlo, e gl’innargenta il lembo.