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103.Cosí doleami, e ’l rozo stuol caprigno
seguiva alto ululando i miei lamenti.
Giaceva il busto squallido e sanguigno,
ma scintillavan pur gli occhi ridenti.
Ancora il volto amabile e benigno
rose fresche nutriva, e fiamme ardenti;
né da le labra smorte e scolorite
eran l’afflitte Grazie ancor partite.

I

104.Quand’ecco Atropo grida: «Il sommo Giove
piú non vuol (Bacco) omai che ti quereli.
Il Fato al pianger tuo con grazie nove
da l’usato tenor distorna i cieli,
e ’l gran decreto a cancellar si move
de le Parche implacabili e crudeli,
onde malgrado de le stelle ree,
non passerá ’l tuo amor Tacque letee.

105.Vive Pampino vive: e ben che sembri
spento de’ suoi begli occhi il lume chiaro,
vedrai tosto cangiati i vaghi membri
nel buon licor ch’altrui sará sí caro.
Ti diè (so che con duol te ne rimembri)
morendo aspra cagion di pianto amaro,
per dar al mondo tutto, or ch’egli è morto,
cagion poi di letizia, e di conforto >>.

106.Disse, e miraeoi novo allor m’apparse:
prese altra forma il Giovane infelice.
Il cadavere essangue abbarbicarse
vidi ratto nel suol con la radice,
e fatto lungo stipite, consparse
vari rampolli poi da la cervice.
Le braccia germogliar tralci novelli,
divenner foglie i panni, uve i capelli.