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91.Ma se di me, che troppo incauto fui,
pietá non hai, né curi un Nume santo,
portami almeno al mio Signor, da cui
forse avrò dopo morte onor di pianto.
Forma umana favella, e narra a lui
l’empia mia sorte e miserabil tanto;
e che piú duoimi esser da lui diviso,
che qui restar si crudelmente ucciso».

92.Questi esprimer piangendo ultimi accenti
gli udir le Ninfe de’ vicini colli,
le Ninfe, ch’a me poi meste e dolenti
vennerlo a referir con gli occhi molli.
Ma l’orgoglioso Bue, che d’ire ardenti
avea gli spirti infuriati e folli,
non curando i suoi preghi, o le mie doglie,
trasselo alfine ove lasciò le spoglie.

93.Scotendo il dorso con terribil crollo,
poscia ch’ebbe un gran salto in aria preso,
da sé lunge lo spinse, indi lasciollo
sovra il duro terren battuto e steso,
onde su le vertigini del collo
cadendo del bel corpo il grave peso,
fiaccò la nuca, e ’n guisa il capo infranse,
che la rigida selce anco ne pianse.

94.Lasso, con quai querele, e quali accuse
io maledissi allor le stelle tutte?
Pensate voi, poi che le luci ei chiuse,
se rimaser le mie di pianto asciutte.
Piansi, e d’ambrosia dolcemente infuse
le fredde membra, e di bel sangue brutte,
cosí stracciato in braccio io me l’accolsi,
e del suo fato, e piú del mio mi dolsi.