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239.Questo dente crudel, dente rabbioso
d’ogni dolcezza tua fu l’omicida.
Questo a le gioie mie tanto dannoso
punisci, e di tua mano or si recida;
e come de l’altrui fu sanguinoso,
tinto del sangue suo si dolga e strida.
Ma sappi (o Dea) che se t’offese il dente,
(scusimi Amor) fu l’animo innocente. —

240.Con tanto affetto a l’unica beffate
i suoi rigidi amori il Mostro espresse,
che del rozo rivai mossa a pietate,
di quel fallo il perdon pur gli concesse;
e per ambizion che de l’amate
bellezze un Mostro ancor notizia avesse,
men fosco il guardo a’ suoi scudier rivolto,
súbito comandò che fusse sciolto.

241.Sciolta l’afflitta e desperata Belva,
cercando va la piú riposta grotta.
Fugge dal Sole in solitaria selva
tra folti orrori, ove mai sempre annotta.
Per vergogna e per duol quivi s’inselva,
e la zanna crudel vi lascia rotta.
La zanna, ch’oscurò tanta bellezza,
contro que’ duri sassi a terra spezza.

242.La scelerata allor Ninfa loquace,
che fu prima cagion di tanto male,
io dico Aurilla, che la lingua audace
sciolse. Adone accusando al gran rivale,
pentita anch’ella, e non trovando pace
nel dolor che l’assedia, e che l’assale,
sen fugge al bosco, e gitta l’oro, e dice:
— Vanne, de’ cori avari ésca infelice.