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103.Ecco come a schivar prefissa morte
poco giova consiglio incontro al fato,
e ’l furor mitigar di stella forte
mal può di luce amica aspetto grato.
Cosí vuol chi ’l Destin regge e la Sorte,
sotto si fatte leggi il mondo è nato.
Ma tu, lassa, che fai? perché non riedi
a tòr piangendo gli ultimi congedi?

104.Era senza colui che l’innamora
ogni piacer di Venere imperfetto,
ch’Amor e Gelosia moveanle ognora
gran lite di pensier nel dubbio petto;
a cui la notte imaginosa ancora
raddoppiava timor, crescea sospetto,
però che con sembianza infausta e ria
Adon ne’ sogni suoi sempre moria.

105.Fioria tra molti che n’avea Cithera
un favorito suo Mirto felice.
Questo di piú per man crudele e fera
tronco mirò da l’ultima radice.
Dimanda il come, e la dogliosa schiera
de le Driadi piangenti alfin le dice
che con Tartarea e rigida bipenne
l’empia Megera ad atterrarlo venne.

106.Ne l’ora che calando a l’Oceano
quasi ogni stella in Occidente è scorsa,
onde restando in Ciel solo e lontano
impallidisce il guardian de l’Orsa,
la bella Dea, che si distrugge invano,
da mille acute vipere rimorsa,
dopo lungo pugnar col suo desio
concesse gli occhi ad un profondo oblio.