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95.Tutta calda d’Amor la Bestia folle
senza punto saper ciò che facesse
col mostaccio crudel baciar gli volle
il fianco, che vincea le nevi istesse,
e credendo lambir l’avorio molle,
del fier dente la stampa entro v’impresse.
Vezzi fur gli urti; atti amorosi e gesti
non le ’nsegnò Natura altri che questi.

96.Vibra quei lo spuntone, e gli contrasta,
ma l’altro incontr’a lui s’aventa e serra,
rota le zanne infellonito, e l’asta,
che l’ha percosso e che ’l disturba, afferra,
e di man gliela svelle, e far non basta
Adone alfin, che non sia spinto a terra.
L’atterra, e poi con le ferine braccia
il Cinghiai sova lui tutto si caccia.

97.Tornando a sollevar la falda in alto,
squarcia la spoglia, e da la banda manca
con amoroso e riiinoso assalto
sotto il vago galon gli morde l’anca,
onde si vede di purpureo smalto
tosto rubineggiar la neve bianca.
Cosí non lunge da l’amato Cane
lacero in terra il meschinel rimane.

98.Oh come dolce spira, e dolce langue,
oh qual dolce pallor gl’imbianca il volto!
Orribil no, ché ne l’orror, nel sangue
il riso col piacer stassi raccolto.
Regna nel ciglio ancor vóto ed essangue
e trionfa negli occhi Amor sepolto,
e chiusa e spenta l’una e l’altra stella
lampeggia, e Morte in sí bel viso è bella.