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35.Tu però Dio sí prode e sí gagliardo
non dèi d’un sangue vii tinger le mani.
Potresti (e chi noi sa?) sol con un guardo
subbissar quel fanciul, disfarlo in brani.
Per quella poi, che d’amoroso dardo
ti punse il core, i tuoi dolor son vani.
Sai che fermezza in lei può durar poco,
sendo figlia del mar, moglie del foco.

36.A consiglio miglior volgerai dunque
(s’a mio senno farai) l’animo offeso,
lasciando a me per questo, e per qualunque
misfatto suo di castigarla il peso;
ch’io non ho meno incontr’a lei, quantunque
per altro affare, il cor di sdegno acceso;
né di te meno ad esserle nemica
m’obliga giustamente ingiuria antica.

37.Questa (obbrobrio del Ciel) Putta celeste
quando comparve al suo lascivo amante
sotto la casta e virginal mia veste,
sotto le forme mie pudiche e sante,
per ricoprir con apparenze oneste
la sfacciatagin sua, gli venne avante,
e con sue frodi in altro manto chiuse
la piieril simplicitá deluse.

38.Sempre poi col suo drudo in biasmo mio
vibrò la lingua temeraria e sciocca,
e con parlar ingiurioso e rio
spesso in cose d’onor pose la bocca;
e ben che in terra e ’n Ciel nota son io,
un sí maligno ardir troppo mi tocca.
Ritrovar mai non seppe altro pretesto
per da me desviarlo, eccetto questo.