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19.tal da gelosi stimuli ferito
tra sé fremendo il Capitano eterno,
poi c’ha l’annunzio inaspettato udito,
par Furia agli atti, ed ha nel cor l’Inferno.
Fuor de l’albergo e di se stesso uscito,
il ferro appresta a vendicar lo scherno,
e senza indugio, ebro d’orgoglio insano,
il Giovane sbranar vuol di sua mano.

20.Avea l’illustrator degli Hemisperi
ne l’Atlantico mar la face estinta.
L’oscura terra avea di vapor neri
la faccia al chiaro Ciel macchiata e tinta.
Reggeva il Sonno gli umidi destrieri
de la Notte di nebbie e d’ombre cinta,
e con placido corso e taciturno
volgea le stelle al gran camin notturno.

21.Nel proibito altrui bosco selvaggio
vassene Marte a lo sparir del Sole,
ch’a lo spuntar del mattutino raggio
sa ben, ch’Adon tornar dentro vi vòle.
Quivi appoggiato ad un troncon di faggio
de l’ore pigre si lamenta e dole.
Quivi s’asside ad aspettar la luce
degli esserciti orrendi il sommo Duce.

22.Pensando ai torti suoi si gravi e tanti,
geme in un mormorio flebile e fioco,
si distempra in sospir, si stilla in pianti,
e giace in ghiaccio, e si disfoga in foco.
Ha le labra di fiel verdi e spumanti,
né trova al gran martlr requie, né loco;
e sí forte è l’affanno, e sí possente,
che le corde del cor spezzar si sente.

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