Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/449

ALLEGORIA

Nella congiura di Marte e di Diana contro Adone si dá a conoscere che tanto l’animo bellicoso, quanto il casto, sogliono odiare il brutto piacere; l’uno come occupato nelle asprezze della milizia, in tutto contraria alle morbidezze dell’ozio, per sua generositá lo sdegna; l’altro per propria virtú è inclinato ad aborrire tutte quelle licenze, che trappassano i confini della modestia. Nella morte d’Adone, ucciso dal Cinghiale, si fa intendere che quella istessa sensualitá brutina, di cui l’uomo séguita la traccia, è cagione della sua perdizione. Nel pianto di Venere sopra il morto giovane si figura che un diletto lascivo amato con ismoderamento, alla fine mancando, non lascia se non dolore. Nella scusa che fa il Porco con la Dea, si dinota la forza della bellezza, che può alle volte commovere gli animi eziandio ferini e bestiali. Nel tradimento d’Aurilla, che pentita finalmente si uccide, ed è da Bacco trasformata in Aura, si disegnano gli effetti dell’ira, dell’avarizia, della ebrietá, e della leggerezza.