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155.Tant’oltre il nuoto suo spedito e pronto
stende Tritone, e tanto innanzi passa,
che non che de l’Egeo, de l’Hellesponto
il vastissimo sen dietro si lassa;
e giá l’altero corno, onde col Ponto
cozza la Thracia, ad incontrar s’abbassa,
e de le Cianee sprezza gli orgogli,
sassi guerrieri, ed animati scogli.

156.Sbocca alfín ne l’Eusin, ch’ai raggi vivi
fiammeggia de la Dea del terzo lume.
Ed ella pria ch’a la magione arrivi,
chiede novelle del ceruleo Nume.
Ma da molte Nereidi ode che quivi
ben che d’usar sovente abbia costume,
son molti di che piú non vi soggiorna,
e rade volte ad abitar vi torna.

157.E la cagion che ’l tragge e l’allontana
dal patrio loco, è la beltá di Scilla,
Scilla orgogliosa Vergine Sicana,
per cui tra Tacque gelide sfavilla.
Ei, da che la privò d’effigie umana
magica forza, e in mostro convertilla,
lá dove il Faro in gran tempeste ondeggia
la visita ogni giorno, e la corteggia.

158.Sinistro augurio allor Venere prende,
che sia la speme al suo pensier precisa.
Ma di trovarlo un tal desir l’accende
che risolve d’andarvi in ogni guisa.
Tritone intanto, che ’l disegno intende
di lei, che tien su l’ampia groppa assisa,
volgesi indietro, e si raggira e guizza,
e ratto invèr Sicilia il camin drizza.

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