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LA DIPARTITA

40S

55.Dicele alfin: — Poi che sei fermo in tutto
ch’io ti deggia attener quanto ho promesso,
né teco il mio parlar porta alcun frutto,
non mi voglio ritòr quel c’ho concesso.
Ma se non ami il mio perpetuo lutto,
e se ti cal di me, cura te stesso;
ed almen ne l’esporti a tal periglio
con riguardo procedi, e con consiglio.

56.Bastar pur ti devrian qui ne l’aperto
tante pianure e collinette e piagge,
senza tentar per quel Serraglio incerto
bestie inumane, indomite, e selvagge.
Ma da che poco cauto e meno esperto
baldanza piieril colá ti tragge,
schiva fere voraci, e non gir solo,
ma conduci di Ninfe armato stuolo.

57.Timida Damma o semplicetto Cervo
vattene pur cercando in piano o in monte,
ma d’alpestro animai crudo e protervo
guardati d’irritar le brame e Tonte,
cui né punta di strai, né teso nervo
faccia in fuga giá mai volger la fronte.
Deh non far, vita mia, che l’ardir tuo,
uccidendone un sol, n’uccida duo.

58.Fuggi s’irsuto ed ispido Cinghiale
vedi spumante di livor le labbia.
Mostro d’orgoglio e di fierezza eguale
fa’ pur pensier che l’Africa non abbia.
Schermo seco non giova, ardir non vale,
ché s’avanza in dispetto, e cresce in rabbia.
Dove le luci minacciose e torte
volga talor, lá presso è pianto e morte.