Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/41


123.Non lunge alberga, ancor ch’altrui coverta
sia la strada, e non trita, ond’a lei vassi.
Ma se tu meco vien’, son piú che certa,
non perderai del tuo viaggio i passi.
Ti ha la porta del Palagio aperta,
dove la Dea de le delizie stassi,
che d’Iasio è sorella e di Mammone,
di Proserpina figlia, e di Plutone.

124.Quant’oro involge tra le pallid’onde
il Gange, che levar vede il Sol primo,
quanto di prezioso il Tago asconde
per entro il letto suo palustre ed imo,
a lei perviene. A lei le Ninfe bionde
filan de l’Hermo in stami il ricco limo.
A lei del bel Pattolo entro le vene
sudan mill’altre a crivellar barene.

125.Prodigo ognor suo dritto offre a costei
il Sangario, ove Mida ebbe a lavarsi.
Lidia, Frigia, Cilicia, Hircania a lei
cumulan solo i Ior tesori sparsi.
1 Pannoni, i Fenici, e gli Eritrei
de le ricchezze lor non le son scarsi.
L’auree Molucche, e Manzanara, e Norte
ebbe dal Ciel di dominare in sorte.

126.Il gran Nettuno e la cerulea moglie
tesorieri le sono e tributari,
e quanto in grembo l’Oceano accoglie
mandano a lei da’ piú remoti mari;
e quante merci estrane e quante spoglie
furano ai gran naufragi i flutti avari,
tutte son poi per vie chiuse e celate
dai Folletti de Tacque a lei recate.