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267.Giá scintillando in compagnia d’Arturo
Hespero uscía de la magion dorata,
e giá l’argento suo candido e puro
fuor de l’ombre traea la Dea gelata.
Steso in terra la Notte il velo oscuro,
aperse in Ciel serenitá stellata;
e diviso un sol foco in piú faville,
spense una luce, e ne raccese mille:

268.quando nel letto, ove i primieri ardori
sfogár giá de’ desir caldi e vivaci,
colombeggiando i duo lascivi cori
si raccolser tra lor con baci e baci.
La bella Dea de’ vezzi e degli amori
intesse a l’amor suo nodi tenaci,
e da’ begli occhi con sospiri ardenti
gli rasciuga le lagrime cadenti.

269.Pasce il digiun de l’avido desire
sovra le piume immobilmente assisa,
che ’l piacer del mirarlo, e quel martire
di dever fra poche ore irne divisa,
le va con tanto duol l’alma a ferire,
e ’l piú vivo del cor le tocca in guisa,
che fuor di sé dubbiosa e sbigottita
non sa prender partito a la partita.