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263.Temperato in Damasco, obliquo e corto
stocco vien poi, c’ha di rubino ardente
le guardie e ’l pome, e di diaspro torto
sotto manico d’oro else lucente.
Gravi di perle, a cui l’Occaso o l’Orto
non vede eguali, ha cintola e pendente.
Di diamante il puntale, e smeraldina
d’un verd’osso di pesce è la vagina.

264.Questi i presenti fur, ch’a la presenza
del bell’Adon fur presentati allora.
Data egli ai messi alfin grata licenza,
si ritrasse in disparte a far dimora.
Ma la madre d’Amor, che viver senza
l’anima sua non può contenta un’ora,
tosto de’ bianchi augelli in su le penne
tacita e sola a visitarlo venne.

265.Poi che piú volte l’accoglienze nove
partí col vago suo la Dea vezzosa,
perch’era astretta in breve a girne altrove,
ed era del suo ben troppo gelosa,
seco pensò di ricondurlo dove
l’ebbe pur dianzi in chiusa parte ascosa,
onde lasciando Astreo regger sua vece,
a l’usato giardin tornar lo fece.

266.Fu Barrin condannato a giusta pena,
ma perché tanta e si sollenne festa
di gaudii tutta e d’allegrezze piena
conturbar non devea cosa funesta,
bastò ch’avesse al piè ferrea catena,
s’aver non valse aurea corona in testa.
Bastò che ’n cambio del supplicio estremo
trono un banco gli fusse, e scettro un remo.