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187.Or di quanti quel dí vòlser provarse
Giovani di beltá competitori
piú non restava alcun, quando comparse
Adon di tutti ad oscurar gli onori.
Serenò l’aria in apparire, e sparse
lume, ch’ai giorno ingeminò splendori,
e nel passar con gloriose palme
mille spoglie portò di cori e d’alme.

188.Parve a vedere intempestiva rosa
in bel cespo talor tra pruni e stecchi,
nata colá ne la stagion nevosa
quando restano i prati ignudi e secchi.
Rivolti a la beltá meravigliosa
del novo aventurier stupirò i Vecchi,
stimandol quasi al par degli altri belli
peregrina Fenice in fra gli augelli.

189.Era tra que’ confin, che fa l’etate
di fanciullezza in gioventú passaggio.
Da le placide luci innamorate
uscía d’un bel seren tremulo raggio.
Ne le tenere guance e dilicate
fresca fioria la porpora di Maggio.
Tra le labra in color di rosa viva
il sorriso degli Angeli s’apriva.

190.Di fin vermiglio si colora e tinge
la vesta, e di fin or fregiata splende.
Barbara zona a mezo il sen la stringe,
poco sotto il ginocchio il lembo scende.
Di zendado un scaggial l’omero cinge,
da cui sonoro avorio al fianco pende.
La faretra ha da tergo, e ’l piede eburno
aureo gli copre e serico coturno.

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