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107.Xel tempo istesso bello oltra i piú belli
ecco apparire un Cagnolin minuto.
Sparge prolissi infino a terra i velli,
sovr’armellino candido e canuto.
Son di seta le fila, e ’n crespi anelli
vagamente si torce il pel ricciuto.
Spezzato in cima il naso, e gli occhi allegri,
piú che mai Moro, ha rilucenti e negri.

108.Radon l’orecchie il suol lunghe e cadenti,
e sospesi vi tien duo fiocchi d’oro,
onde di qua di lá brilli pendenti
gli tanno intorno un tremolio sonoro.
Cérchiagli il collo di rubini ardenti
monil ch’eccede ogni mortai lavoro,
dove sculto di smalti un breve porta:
“ D’ogni lieta ventura io son la scorta

109.Ed ecco a un punto in su ’l medesmo prato
Cacciatrice leggiadra uscire in fretta.
Ha l’arco in spalla, ha la faretra a lato,
e ne le man la lassa e la saetta.
Su le terga si sparge il crin dorato,
e le pende dal collo la cornetta;
e vie piú verde che d’Autunno foglia,
sparsa di fiori d’or, veste la spoglia.

110.— To’ to’ Perricco mio! To’ to’ — ben alto
chiamando a nome il picciol Can, dicea,
tuttavia rincorandolo a l’assalto
contro la Cerva che seguita avea.
Ella in grembo al Garzon giá preso il salto,
con gemiti e sospir pietá chiedea;
ed ei, perché non fusse o morta o presa,
ogni sforzo adoprava in sua difesa.