Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/340


47.Di diamante angolar da dotta lima
fatto è lo scettro, e piú che ’l regno vale.
Un pomo ha di rubino in su la cima,
il manico è d’i’aspe orientale.
Ma la corona, che non trova stima,
vedesi sfavillar di luce tale
ch’ai mezo dí piú chiaro e piú sereno
la corona del Sol fiammeggia meno.

48.In trenta merli di fin or massiccio
del bel diadema il cerchio è compartito.
Per l’orlo esterior serpe un viticcio
di grosse perle e candide arricchito,
con cui commesso di lavor posticcio
fregio s’attorce d’altre gemme ordito;
e tra lor quasi Re, vie piú che lampa,
smisurato carbon nel mezo avampa.

49.Avea l’Oracol de la Dea d’Adone
quando pronunziò l’alta risposta
ordinato che ’l di de la tenzone
fuss’ella in mano a la sua statua posta,
sí che ’n prova devesse a la ragione
di ciascun gareggiante esser esposta,
perché di propria man la statua istessa
in testa al vincitor l’avrebbe messa.

50.Al par d’Astreo, ma da man destra in schiera,
come colei che fu del Re germana,
viensene con piè grave e fronte altera
la superba del Nil Donna sovrana.
Stassi in gran dubbio, e pur nel regno spera,
ma contro il Cielo ogni sua speme è vana.
Spera però, se novitá succede,
di farsene giurar libera erede.