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211.Or tutti uniti in assemblea si sono
quei che ’l sovrano arbitrio hanno in balía,
per essaltar colui solo al gran trono
che ’l piú bello da lor stimato fta.
Publicato ha di ciò la Fama il suono,
giá di Persia vi tragge e di Soria
gioventú concorrente, e de l’editto
il mattino che segue è il dí prescritto.

212.Diman su ’l primo albor, tosto che spunta,
vivo Sol di quest’occhi, il Sol novello,
vo’ che tu te ne vada in Amathunta,
dove s’aduna l’elettor drappello.
Abbagliata e confusa a la tua giunta
cederá la beltá d’ogni altro bello,
in quella guisa pur che ceder suole
lo splendor de le stelle ai rai del Sole.

213.Soletto lá senza corteggio intorno
te n’andrai pien d’una sprezzata asprezza.
Altri conduca entro ’l reai soggiorno
pompa di servi, e d’abiti ricchezza.
Vattene tu non d’altri fregi adorno
che di tua propria e naturai bellezza,
che rozezza, incultura, o povertate
non si trova giá mai, dov’è beltate.

214.Anch’io (non ti turbar) celeste guida
teco verronne, e compagnia divina
per tutto, e sempre ufficiosa e fida,
o tu vada o tu stia, m’avrai vicina.
Non pensar ch’io da te mai mi divida,
voglimi cacciatrice o peregrina,
ché se ben ne languisco, e ne sospiro,
diletta a par di te cosa non miro.